sabato 26 marzo 2011
Elephant
Il massacro della Columbine High School fu un grave fatto di cronaca nera, avvenuto il 20 aprile 1999Stati Uniti, che coinvolse alunni e insegnanti di una scuola superiore del distretto amministrativo di Columbine, non lontano da Denver (Colorado): due studenti della negli Columbine High School, Eric Harris e Dylan Klebold, si introdussero nell’edificio armati e aprirono il fuoco su numerosi compagni di scuola e insegnanti. Al termine della sparatoria rimasero uccisi 12 studenti e un insegnante, mentre 24 furono i feriti, compresi 3 che erano riusciti a fuggire all’esterno dell’edificio. I due autori della strage morirono suicidi a loro volta, asserragliati all’interno della scuola dopo che la polizia era intervenuta a circondare la zona. (da wikipedia)
Ho scelto di citare wikipedia, non dal film, ma dal fatto di cronaca, proprio perchè è di questo che parla il film. Quella è la vera trama, ma, come spero di dimostrare con il mio breve commento, non è solo questo il film. Il rimando ai fatti di Columbine è quello che colpisce di più, si sa dall'inizio quello che succederà e questo porta lo spettatore ad essere in una sorta di limbo in cui aspetta quel momento... l'aria che si respira è sicuramente quella della quiete prima della tempesta, ma solo perchè NOI sappiamo che ci sarà una tempesta, altrimenti è un giorno doppione a tanti altri... La perla è proprio qui per me, vedere tutti sti ragazzi inconsapevoli che fanno le cose di sempre, noi sappiamo e non possiamo fare niente ma forse anche loro sanno, ma non vogliono vedere... L'elefante non è la strage ma tutti quei piccoli comportamenti che la scatenano, le disattenzioni dei genitori, l'insensibilità e l'egocentrismo, tipico dell'adolescenza, degli altri studenti...
Non è un film facilissimo da digerire. Uscita dal cinema ho vissuto una sorta di Sindrome di Stendhal, ma è stata solo una revisione successiva più attenta a farmelo davvero amare. Insomma basta fare come le mucche, rigurgitare tutto, rimasticarlo e provare a digerirlo di nuovo. Avrà tutto un altro sapore, sarà amaro, sarà acido ma saèrà di reale. Gus ti fa entrare in quella scuola, la fa essere la tua... una maggiore caratterizzazione dei personaggi avrebbe remato contro a questo scopo, avrebbe tolto il senso che Gus voleva dare alla pellicola e sarebbe stato un film come tanti altri su un tragico fatto di cronaca. Non arriva mai nemmeno ad essere un vero documentario, e questo, credo, perchè i documentari circoscrivono un 'area, un tema, e ti fanno pensare che i fatti sono distanti dalla tua realtà e invece non lo sono affatto. Come per Last Days Gus prende spunto da un fatto reale ma ci propone un modello generico ed universale, che ci riguarda tutti.
Dvd
Non c'è molto da dire, la fascetta Effe-movies c'è e si vede, ma è ben amalgamata con l'artwork, che è abbastanza carino, poteva non esserci ma è un lavoro fatto bene almeno, non tipo quella zozzeria de "i film maledetti" fatta per fight club e altri. Audio Video buono, sub ita presenti e c'è un "dietro le quinte" come extra, uno di quelli che facevano su Coming Soon, infatti l'avevo già visto.
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domenica 20 marzo 2011
Mouchette
Mouchette è una ragazzina di tredici anni che vive in un piccolo paesino francese. La sua situazione familiare è molto difficile, la madre è inferma e non riesce nemmeno ad alzarsi dal letto, il padre e il fratello maggiore sono praticamente inesistenti, quasi sempre ubriachi, quindi il fratellino in fasce può contare solo su di lei. Mouchette però non può contare su nessuno e anche un abuso sembra quasi un gesto d'amore.
Mouchette, ovvero storia di povertà, incomprensione, noncuranza familiare, negligenza delle autorità ed indifferenza sociale, ma anche una storia di profonda (e crudele) solitudine. Mouchette si comporta in più di un'occasione come una bestiolina selvatica, Bresson fugge da una facile empatia, potrebbe dipingerla come un piccolo angioletto ma non lo fa, la ragazzina anzi è spesso sgarbata, scorbutica e maleducata con il suo prossimo, ma se lei è comunque capace di dimostrare amore (emblematica la scena con il fratellino) non ne riceve MAI in nessuno degli ambienti in cui dovrebbe sentirsi protetta e sicura. Non a scuola dove non ha amici, non a casa dove nessuno bada a lei, dove nessuno si accorge se c'è o non c'è, non in paese dove le autorità non comprendono il suo disagio neppure di fronte ad un palese abuso, e i vicini di casa che non riescono ad empatizzare davvero con la piccola Mouchette nemmeno dopo la perdita della madre. E' vista da tutti come un caso disperato, figlia di una situazione disastrata, tollerata dal paese perchè una bambina ma ritenuta socialmente irrecuperabile.
E per chiunque si voglia approcciare al cinema di Bresson ma si figuri film particolarmente ostici o pesanti, mi sento di tranquillizzarli dicendo che a chi piace il cinema "neo-neo-realista" dei Dardenne, tanto per fare un nome tra i recenti, non può non amare Bresson e trovarlo assolutametne affascinante. Una grandissima tecnica, completamente priva di manierismi criptici, al servizio di moltissima sostanza.
Mouchette, ovvero storia di povertà, incomprensione, noncuranza familiare, negligenza delle autorità ed indifferenza sociale, ma anche una storia di profonda (e crudele) solitudine. Mouchette si comporta in più di un'occasione come una bestiolina selvatica, Bresson fugge da una facile empatia, potrebbe dipingerla come un piccolo angioletto ma non lo fa, la ragazzina anzi è spesso sgarbata, scorbutica e maleducata con il suo prossimo, ma se lei è comunque capace di dimostrare amore (emblematica la scena con il fratellino) non ne riceve MAI in nessuno degli ambienti in cui dovrebbe sentirsi protetta e sicura. Non a scuola dove non ha amici, non a casa dove nessuno bada a lei, dove nessuno si accorge se c'è o non c'è, non in paese dove le autorità non comprendono il suo disagio neppure di fronte ad un palese abuso, e i vicini di casa che non riescono ad empatizzare davvero con la piccola Mouchette nemmeno dopo la perdita della madre. E' vista da tutti come un caso disperato, figlia di una situazione disastrata, tollerata dal paese perchè una bambina ma ritenuta socialmente irrecuperabile.
E per chiunque si voglia approcciare al cinema di Bresson ma si figuri film particolarmente ostici o pesanti, mi sento di tranquillizzarli dicendo che a chi piace il cinema "neo-neo-realista" dei Dardenne, tanto per fare un nome tra i recenti, non può non amare Bresson e trovarlo assolutametne affascinante. Una grandissima tecnica, completamente priva di manierismi criptici, al servizio di moltissima sostanza.
giovedì 10 marzo 2011
Shadows - Ombre
La storia si incentra e spazia sulla vita di tre fratelli, Hugh, cantante jazz di colore e i due fratelli mulatti più piccoli, Bennie, trombettista perditempo, e la giovane (bellissima) Leila che ha velleità artistiche letterario-pittoriche. Cassavetes pedina letteralmente camera a mano questi tre fratelli nelle loro giornate. Hugh si barcamena tra lavori più o meno dignitosi insieme al suo agente e amico, Bennie più che altro va in giro a bere, rimorchiare e fare casino con i suoi amici e Leila che ad una festa incontra e si innamora, corrisposta, di Tony, un ragazzo bianco. Sorgono i problemi quando Tony incontra suo fratello Hugh e si rende conto che Leila è di colore.
La trama, finale a parte, è grosso modo tutta qui ma è un film impossibile da spoilerare in quanto caratterizzato soprattutto per lo stile in cui è girato. Recitazione improvvisata, strani tagli e improvvisi zoom delle inqudrature, che alcune volte risultano persino un pò sfocate. Cassavete punta molto sul realismo rifacendosi allo stile della nouvelles vague, ma, secondo me, ne resta meno intrappolato rispetto ad esempio al Chi sta bussando alla mia porta di Scorsese. Cassavetes riesce a fare suo questo stile e riesce a farne una rilettura americana e quindi originale. Ombre resta un diamante grezzo, acerbo forse ma ben fatto e molto meno autocelebrativo di quanto ci si potrebbe aspettare. Il suo pregio più grande è infatti l'onestà spiazzante con cui rappresenta le storie e le emozioni dei suoi personaggi in modo diretto, crudo ma senza melodrammi o esagerazioni. Dulcis in fundo, il susseguirsi delle vicende è incalzato dalla onnipresente sottofondo musicale jazz, che, oltre a fungere da colonna sonora, è un ulteriore pesonaggio, esso rappresenta le radici, il sangue e il cuore di una popolazione ed è una confortante presenza per tutti e tre i protagonisti.
Dopo una prima proiezione Cassavetes stesso ha rimontato il film per rendenderlo più comprensibile al pubblico e di maggiore impatto, attirandosi alcune critiche dai più snob, ma dimostrandosi in questo un vero outsider (o per meglio dire un vero libero pensatore) sia rispetto alle dinamiche da main stream, sia rispetto all'intellettualismo a tutti i costi, attitudine per altro chiaramente presa in giro dal regista durante la festa-covo di pseudo intellettuali in cui Leila incotra Tony. Non ho mai visto il primo girato ovviamente, ma questa versione tutto mi sembra tranne che un compromesso o una svendita della sua autorialità che vedrà nei successivi film (Faces e Una moglie su tutti, per me) la sua massima espressione. Aggiungo che apprezzo il tentativo di un regista di andare al di la del suo egocentrismo (egli stesso ammise che la prima versione soffriva troppo del suo innamoramento per la cinepresa), di fare un passo indietro e dare risalto come meglio può a quello che veramente è importante, la storia. Questo non significa fare film sciatti con buone storie, significa solo, per me, usare al meglio una tecnica al sevizio di una storia, senza che la prima sovrasti la seconda.
DVD
Audio/Video: nonostante il restauro l'immagine è lungi dall'essere perfetta, chiara e nitida (anche se in molti interni ben illuminati è degnissimo il risultato come potete vedere dai caps) ma personalmente il video un pò graffiato non mi dispiace, anzi dona un non so che di sporco e di chvissuto alla pellicola e vista la storia ci sta davvero bene e sottolinea ancora di più il realismo tanto ricercato da Cassavetes.
Oltre alla lingua originale è presente il doppiaggio italiano che non è niente male, si vede che è di vecchio stampo, ma le voci sono un pò troppo pulite rispetto alle originali e troppo studiate per rendere bene l'effetto imperfetto dell'improvvisazione. I sottotitoli non sono fatti molto bene, ci sono errori, imprecisioni e mancano un paio di battute (niente di imcomprensibile).
Extra: Conversazione tra Bruno di Marino (storico del cinema) e Salvian Micelli (critico cinematografico) su Shadows e su John Cassavetes come regista (11 minuti). Abbastanza interessante questo colloquio scazzato con i due seduti nelle prime file di un cinema, anche se questa discussione non è esente dall'effetto autospominamento. Di fatto parlano uno dopo l'altro diligentemente in merito al film e al regista, ma non fanno delle gran riflessioni, dicono cose abbastanza scontate e chiare (il problema razziale, l'importanza del jazz) a tutti quelli che hanno visto il film, ma solo condendole con paroline un pò più ricercati del solito. Da guardare senza aspettarsi illuminazioni divine.
Carino il piccolo booklet introduttivo al film e a Cassavetes con una breve carrellata sulla sua filmografia da regista. Niente di trascendentale. Le foto sono un pò penose, scusate.
Screencaps (le foto in recensione sono ridotte):
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domenica 6 marzo 2011
Pretty Little Liars
La serie televisiva segue la vita di quattro ragazze: Spencer Hastings, Hanna Marin, Aria Montgomery ed Emily Fields; il gruppo si sgretola dopo la scomparsa della loro "queen bee" («ape regina»), Alison DiLaurentis. Un anno dopo viene ritrovato il suo corpo, il che costringe le quattro ragazze, che nel frattempo sono cresciute divise, a riunirsi. Poco prima della scoperta del corpo di Alison, le quattro ragazze iniziano a ricevere SMS da un'anonima «A», che conosce i loro segreti più oscuri e profondi, di cui soltanto Alison era a conoscenza. Anche dopo il funerale, i messaggi continuano ad arrivare.
(da wikipedia)
In onda dal 21 febbraio 2011 su Mya, la serie è della ABC (family).
E' Desperate Housewives versione teenager, papale papale... Solito mix di problemi scolastici barra amorosi barra familiari e un pizzico (ma pochino) di thriller proprio per dare un tocco di diversità nel marasma di teen drama. Per gli appassionati di teen drama (come me ) in ascolto, può dare soddisfazione, carini i messaggi stronzissimi di A alle "bitchies" ma NOTA DOLENTE veramente scarsa la presenza maschile, sia per il livello basso di fighi (non so chi faccia i casting ma nessuno di competente ) sia a livello di personaggi, sono tutti i clichè più classici (il bravo ragazzo, il prof figo, il bad boy, il proletario e la riccona) con lo spessore di una sottiletta, quindi forse per i maschietti c'è meno appeal a seguire questa serie. Sono quasi alla fine della prima stagione con le bitchies ma non ci sono stati dei gran colpi di scena, è tutta una scusa per vederle alle prese con i primi pruriti e con un paio di look diversi a puntata.
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