giovedì 11 novembre 2010

El Topo

El Topo

di Alejandro Jodorowsky
Messico, 1970
con Alejandro Jodorowsky, Brontis Jodorowsky, Mara Lorenzio, David Silva, Paula Romo

La talpa (el topo) è un animale che scava sottoterra e che quando arriva in superficie e vede il sole, diventa cieco.

Trama del Film El Topo
Riassumere questo film senza svelarvi troppo è praticamente impossibile ed è talmente ricco di eventi, richiami, citazioni, scene fondamentali e simboliche che trascurarne qualcuna in favore di un'altra significherebbe fare un torto alla pellicola, dare una visione distorta della storia e del messaggio. Per questo scelgo di dirvi il meno possibile sulla trama in sè, cercando di fare una breve presentazione su quello che il film vuole rappresentare e come lo fa (so poco presuntuosa ) così da darvi le coordinate necessarie per capire di che tipo di pellicola si tratta, e lascio l'approfondimento al commento qua sotto, da leggere però a post visione.
Il film è diviso in due parti principali, a loro volta divise in tre capitoli (I profeti, I salmi, Apocalisse), attraverso le quali assistiamo all'iter di costruzione (la sfida con Il Colonnello e i quattro grandi Maestri del Revolver) e de-costruzione de El Topo, un pistolero vestito di nero (citazione di Django)  e alla sua rinascita mistico-spirituale (l'ammissione di colpa e la riscoperta nella caverna, curato da una piccola tribù di deformi emarginati dalla società) che, proprio come l'animale, scaverà prima dentro se stesso e, dopo aver trovato la sua illuminazione, cercherà di scavare verso l'esterno, portando agli altri un messaggio di libertà che non verrà compreso.

Commedia, tragedia, misticismo e surrealismo si mischiano insieme formando un western ipercitazionista (*) allo stesso tempo poetico e grottesco, rivedendo il genere in modo a volte dissacrante, ribaltandone i valori e gli schemi. Jodorowsky, pur offrendoci una storia che ha senso di per sè (nel senso che c'è una trama da seguire), come è suo solito, dissemina il film di riferimenti alle varie religioni-filosofie, di provocazioni politiche, di richiami simbolici che abbracciano le culture più diverse. Le due storie, "reale" e allegorica, corrono insieme lungo la pellicola, offrendo (credo) soddisfazione anche per gli amanti di una narrazione cinematografica più tradizionale, fermo restando che l'ottica visionaria di una pellicola come questa non favorisce l'empatizzazione con il protagonista lasciando lo spettatore, ad una prima visione, forse un pò freddo. Da vedere e rivedere.  ;)

(*) Per gli amanti del genere segnalo alcune curiosità-citazioni presenti nella pellicola, alcune (poche) notate da me, altre spiegate nel commento audio, altre trovate su internet.
Tutta la prima parte del film ripercorre i passi dei temi e le tecniche care al western, evidentissimi gli omaggi a Sergio Leone, soprattuto per una scena in campo lungo e per le inquadrature durante i duelli, ed a quello di Monte Hellman, prendendo ad esempio La sparatoria (1966). Cita Ombre rosse (1939) di John Ford (la Lega delle Donne Degne che controlla la morale dei mariti)e, per il villaggio, Jodorowsky, sempre a corto di soldi, ha utilizzato il set rimasto intatto dopo The law of Tombstone di Glen Ford e The Day of the Evil Gun boicottando e corrompendo degli operai che, proprio in quei giorni, stavano installando una linea elettrica in quelle zone, perchè sospendessero i lavori.
Il costume che indossano i due "mezzi uomini" legati insieme è stato ispirato da uno di quelli indossati da John Wayne.


Commento e Recensione al Film (da leggere a post visione, spoiler a manetta):
Commentare un film come El Topo è un'impresa titanica non solo per la mole di riferimenti (molti al di fuori della mia portata), ma perchè niente è lasciato al caso nel cinema di Jodorowsky, ogni singola cosa è pianificata e voluta. Le voci, per fare un esempio. Tutti gli attori (persino lui stesso) sono stati ridoppiati (uomini doppiati da donne, vecchi da giovani e viceversa) per creare quel preciso effetto che aveva chiaro nella mente ma che non poteva essere riprodotto dalle proprie voci degli attori. Quindi spero che quello che sto per scrivere avrà un minimo di senso compiuto.
Al settimo compleanno del figlio, El Topo (interpretato da Jodorowsky stesso) gli chiede di seppellire il suo primo giocattolo ed il ritratto della madre (qui recita il vero figlio 7enne di Jodorowsky, Brontis, che seppellì il suo vero orsacchiotto e una fotografia che ritraeva davvero sua madre). Questo l'intro che apre il film, un simbolico abbandono dell'innocenza infantile che diventa reale all'arrivo nel villaggio i cui abitanti sono stati tutti brutalmente sterminati, uomini e animali insieme in un affresco a tinte vermiglie dall'aspetto quasi cubista (mi ha ricordato la Guernica di Picasso).
Riesce a scoprire chi è l'autore di tante brutalità grazie a tre pistoleri che sfida e uccide. Arriva nel covo del Colonnello (per la cui figura Jodo dice di essersi ispirato a Pinochet, essendo quindi anche un veggente visto che il generale ha fatto il golpe nel '73) che ci viene presentato attraverso la bellissima scena della vestizione del potere, da bambino inerme che stenta a stare in piedi “diventa” dittatore indossando letteralmente i simboli dell'autorità. Tutti simboli di cui verrà poi spogliato dal Topo in un duello alla fine del quale gli pugnala il sesso, privandolo della sua mascolinità. El Topo lascia il figlio con i frati e scappa con la donna del Colonnello, dando il via a quel lungo percorso epidico di necessario superamento delle figure maschili di potere, percorso di autodeterminazione che è evidentemente ciclico e destinato a non avere mai fine, destinato a ripetersi all'infinito nella storia a venire.


Durante la loro vita nel deserto la donna gli chiede di sfidare i quattro maestri del Revolver, così da essere il migliore e poterlo amare. El Topo accetta e partono alla ricerca dei quattro grandi maestri, ognuno simbolo e miscuglio di culture e volori diferenti. Man mano El Topo riesce a vincere sfruttando le loro debolezze e attraverso dei tranelli, ma con il passare delle sfide acquisisce le loro peculiarità, sia la forza che la debolezza, essi iniziano a fare parte del suo essere. Giunge infine dal quarto maestro, un anziano (un grande attore messicano in decadenza, ormai alcolizzato, che morì dopo le riprese) che, decidendo di non combattere, gli rende impossibile la vittoria e per dimostrargli che El Topo non può vincere prendendosi la sua vita, si lascia morire. El topo, sconfitto e sconvolto, torna così sui suoi passi ripercorrendo tutti i luoghi dei 4 maestri, vittima di un terribile senso di colpa. Durante una bellissima scena su un ponte sospeso, sfida quello che era il vecchio se stesso, personificato dalla pistolera che ha iniziato a seguirli dopo i primi scontri con i maestri (cioè da quando El Topo inizia la sua metamorfosi spirituale e quindi si sdoppia), lei gli infligge le 5 ferite del Cristo (mani, piedi, costato) e lo lascia li morente, portandosi via la sua donna.
Un gruppo di uomini mutilati e storpi trascina il suo corpo ferito fino alla grotta dove vivono come una tribù di rietti.


Nella grotta El Topo viene accudito per alcuni anni come un semidio, in uno stato di trance mistica. Proprio come l'animale, scaverà dentro se stesso e, dopo aver trovato la sua illuminazione, attraverso una cerimonia sciamanica rinascerà a nuova vita e diventerà una specie di guida del popolo degli storpi, con la missione di liberarli dal loro stato di emarginati, riportarli alla luce. Insieme alla giovane nana che lo ha accudito in quegli anni uscirà dalla caverna e, con l'umiltà più profonda, cercherà di inserirsi nel vicino villaggio attraverso spettacoli, elemosina e piccoli lavori.
Purtoppo questo villaggio è un covo di perversione, crudeltà, ipocrisie e falsi miti, un luogo totalmente inadatto ad accogliere il suo popolo. El Topo decide comunque di continuare il loro tunnel per portare gli altri in superficie, conscio del fatto che dovrà trovare un altro luogo dove condurli. Ed è così che ci riallacciamo al discorso del superamento edipico quando El Topo rincontra il figlio abbandonato anni prima, il quale, inizialmente pieno di risentimento e sete di vendetta verso quella figura che l'ha abbandonato, riuscirà a superare il dolore e la collera essendo partecipe della conversione del suo "maestro" e deciderà di risparmiarlo una volta giunti alla resa dei conti.
Quando finalmente la barriera fra i due mondi viene abbattuta il popolo degli storpi si precipita in città, contro il volere del Topo, che ritiene sia troppo presto.
Dopo aver scavato dentro se stesso El Topo ha cercato di scavare verso l'esterno, uscendo dalla caverna (platonica) e portando agli altri un messaggio che però non viene compreso, anzi, è accolto nell'ipocrisa e crudeltà generale, questo spinge El Topo ad una purificazione dei costumi corrotti del villaggio e un'autodistruzione catartica.
Tutto ciclicamente ritorna, ed è così che il figlio del Topo lascia la città, prendendo con sè la nana e il figlio appena nato, avuto sempre dal Topo.


Recensione Tecnica del DVD El Topo: 9
Disponbile da Fnac

Il dvd è uno dei 4 compresi nel Cofanetto Jodorowsky (insieme a Fando y Lis, La Montagna Sacra e il documentario La costellation Jodorowsky) buonissimo il comparto audio-video, veramente nitida la resa dei vari colori, molto importanti in questa pellicola (il dorato del deserto, il rosso esageratamente vermiglio del sangue ecc), i frame che ho postato sono ridotti per non disequilibrare il messaggio. Nonostante le semplici amaray classico stile rarovideo anche l'artwork è curato e c'è un piccolo booklet all'interno di ogni disco.

Extra:
- Intervista a Jodorowsky che si definisce il padre dei film di mezzanotte da quando El Topo venne presentato negli Stati Uniti da John Lennon (il quale disse che El Topo era il suo film preferito) e poi proiettato per un anno a mezzanotte. La critica del NY Times fu spietatissima ma, nei giorni seguenti alla recensione, ricevette talmente tante lettere di protesta e di difesa del film che ne scrisse un giudizio di rettifica. Jodo ci parla anche dei motivi che lo spingono a fare film, che lui definisce terapeutici e il percorso di vita che lo ha influenzato nelle sue scelte stilistiche, senza contare le battute e gli aneddoti che dissemina durante l’intervista.
Commento audio del regista, consigliatissimo come tutti quelli presenti nel cofanetto sia in quanto totalmente esplicativo dei simboli e dei significati che ogni elemento, scena, scelta registica, citazione hanno all’interno del film, sia per la innata simpatia di Jodorowsky che rende il commento anche interessante e divertente, aiuta a conoscere anche l’uomo e non solo la pellicola,
- Intervista a Mario Sesti, direttore artistico della festa del cinema di Roma,
- Photogallery,
- Trailer,

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