giovedì 11 novembre 2010

Fando y Lis (Il paese incantato)

Fando y Lis (Il paese incantato)

di Alejandro Jodorowsky

Messico 1967, 95'
con Sergio Klainer, Diana Mariscal, Marìa Teresa Rivas, Tamara Garina, Juan Josè Arreola, René Rebetez, Valerie Jodorowsky, Anparo Villegas

Trama di Fando y Lis
Primo lungometraggio del regista e della casa di produzione "Produciones Panicas", liberamente tratto da una piece di Fernando Arrabal, alla realizzazione della quale Jodorowsky aveva presto parte in teatro, narra la storia di un ragazzo (Fando) che insieme alla sua fidanzata paralitica (Lis) va in cerca di una leggendaria città chiamata Tar, luogo incantato dove ogni desiderio viene esaudito. E' quindi la storia di un viaggio, ma anche un iter introspettivo alla ri-scoperta dei propri ricordi, dolori sepolti, traumi mai affrontati allegoricamente rappresentati attraverso una serie di incontri surreali durante il cammino dei due protagonisti.

Recensione del film Fando y Lis
E' molto difficile rendere a parole la trama di un film dalla potenza visiva così forte, che parla esclusivamente attraverso le immagini, come uno di quei dipinti allegorici medioevali. Potrei dirvi "è un particolare road movie onirico-surreale" che mischia Dalì, Bonuel, il Fellini Satyriconiano, Freud, Jung e che ha al suo interno le reminiscenze delle maggiori culture della storia ma sarebbe un pò come dire tutto o niente, parlare di aria fritta. E' un film che sicuramente contiene tutte le cose sopra citate (e molte altre ancora), ma è anche un'opera molto creativa, che, attraverso dei veri e propri affreschi emotivi spinge lo spettatore a fare un'indagine critica su se stesso, sulla propria storia, la propria umanità e sulla società che lo circonda.
Ma non voglio nemmeno prendervi in giro vendendovi mele per pere, Fando y Lis è molto lontano dai canoni narrativi della cinematografia classica, non c'è una trama lineare comunemente intesa, anche se c'è eccome nell'ottica visiva (visionaria :P ) del suo regista (cosa ben chiara se si ascolta il commento audio, che consiglio), i dialoghi non sono molti e sono soprattutto metaforici, le situazioni che ci propone Jodo sono surreali e grottesche, per alcuni possono risultare addirittura fastidiose, ho letto commenti di chi ha provato repulsione vera e propria per questa pellicola. Fando y Lis è un film che ti colpisce all'inizio ad un livello subliminale e che, pur non comprendendo tutti i significati, ti attrae, ti spinge ad altre visioni (oppure, di contro, ti disgusta) per indagare gli aspetti che non hai davvero compreso a livello conscio, ma che sono già tuoi. Anche se non lo sai.
 
Jodorowsky immagina i suoi personaggi in una sorta di mondo postatomico, dove tutto è ridotto in macerie, simbolo della distruzione morale che la nostra società superficiale stava e sta attraversando. Lis, emblema della bontà, della purezza fanciullesca più assoluta, è minacciata continuamente dalla morbosità di chi questa purezza l'ha persa e vuole quindi attingere alla sua. Fando invece è un personaggio complesso e ambiguo, straziato tra odio e amore, retaggio della sua triste infanzia con i difficili rapporti mai sanati con entrambi i suoi genitori che lo spingono ad amare ed odiare Lis a fasi alterne, senza mai trovare il giusto equilibrio. Fando, che a volte risulta fastidioso nei suoi comportamenti, cerca ostinatamente la pace e la felicità, crede di trovarla per se e per la sua compagna nel magico paese di Tar, ma per raggiungerlo i due ragazzi devono percorrere un viaggio difficile, formato quasi da gironi danteschi, affrontando tutto il loro background emotivo, tutto quello che hanno sofferto. E tutto questo devono affrontarlo per forza insieme, separati non riescono a raggiungere proprio niente. Lis è fisicamente impedita dalla sua paralisi a raggiungere Tar da sola, ma anche Fando è impedito (emotivamente bloccato) a raggiungerlo, più fugge da Lis (e da quello che rappresenta) più si allontana dal paese incantato, dalla possibilità di essere felice e più rischia di restare impantanato in tutte le delusioni e i dolori del suo passato, in un limaccio limbo che impedisce alla sua anima di essere libera. Un circolo vizioso che non ha fine, anzi... ne ha proprio una sola.


Recensione Tecnica al Dvd: 9
Disponibile da Fnac in Versione Singola
Disponibile da Fnac nel Cofanetto 4 dvd che consiglio (perchè lo possiedo) a meno di non avere già sfusi gli altri dvd.

Il dvd è uno dei 4 compresi nel Cofanetto dedicato a Jodorowsky (insieme a El Topo, La Montagna Sacra e il documentario La costellation Jodorowsky) buonissimo il comparto audio-video, nonostante il bianco e nero sia a volte (poche però) quasi accecante, tanto è netto il contrasto. Comunque la resa in video è migliore della qualità degli screenshots che ho fatto ed è comunque dovuta a scelte registiche, così come i rumori di fondo volutamente amplificati, quindi direi che va bene così . Nonostante le semplici amaray classico stile rarovideo anche l'artwork è curato e c'è un piccolo booklet all'interno di ogni disco.

Extra:
- Intervista a Mario Sesti, direttore artistico della festa del cinema di Roma,
- Documentario sul restauro: in realtà è solo qualche minuto senza commento di comparazione di alcune scene del film, ottimo restauro anche se non miracoloso come gli altri film del cofanetto (La Montagna sacra soprattutto),
Commento audio del regista. Lo metto in evidenza perchè è veramente interessante e esplicativo e tra l'altro Jodo ha una simpatia e un carisma senza pari, rendendo l'ascolto per niente pesante o didascalico, ma divertente e coinvolgente. Jodorowsky mischia la genesi del film (girato con pochissimi mezzi e senza nessun permesso, nei week end e nei ritagli di tempo) con i significati che voleva dare alle singole scene, le metafore che utilizza, i richiami aristico-culturali continui e racconta anche suoi personali ricordi o aneddoti, come la sua rocambolesca fuga nascosto in una macchina, dal festival di Acapulco dopo la presentazione del film, perchè la platea voleva linciarlo.

- Cortometraggio muto (20 minuti) "Le Cravate - Le teste scambiate" del '57 (creduto perduto per anni) dove si riprende il classico tema del muto del protagonista diviso tra la donna fatale e crudele e la ragazza acqua e sapone, buona e gentile che, all'inizio, non degna di uno sguardo. Il nostro protagonista (evidentissime le influenze del mimo) tenta in ogni modo di piacere alla donna fatale scambiando più volte la propria testa in un negozio, ma la donna capricciosa non è mai soddisfatta. La cravatta (che all'inizio lui si annoda per essere più attraente, simbolo quindi di questa attrazione) diventa per lui un cappio stretto attorno ad un collo che non è più il suo, così inizia la ricerca per la sua testa originale...

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