In memoria di me
di Saverio Costanzo
di Saverio Costanzo
con Christo Jivkov, Filippo Timi, Marco Baliani, André Hennicke
Sopportare quello che siamo è la prima carità.
Andrea è un giovane che, insoddisfatto della sua vita vuota e senza significato, decide di entrare in un seminario gesuita per "diventare una persona". Le giornate, i rituali sempre uguali, il rigore della vita nel seminario e le tante domande che si pongono i novizi, scalzano quelle certezze che Andrea pensava di avere dentro di se. Rimanere, andarsene, il significato della vita nel seminario, i dogmi, il senso delle regole, il libero aribitrio, la fede. Andrea cercava risposte e conferme, trova solo domande e persone che continuamente cercano di mettere ogni cosa in discussione. L’atmosfera del seminario è profondamente asettica, priva di colore e di rumori, se non per le preghiere sussurrate, le campane e le navi che di tanto in tanto si sentono passare e si intravedono dalle finestre, a ricordo dell’esistenza di tutto un mondo al di fuori di quelle mura. Le giornate sono sempre illuminate dalla luce della certezza e accompagnate da una rassicurante musica di sottofondo, questa aurea di assoluta pace si scontra con le atmosfere notturne, misteriose ed ambigue, il tempo delle domande, delle incertezze. L'uso perfetto della fotografia dona un tocco persino inquietante alla pellicola, un tocco quasi da horror-thriller, come i novizi che camminano lentamente nel corridoio buio, solo ombre scure che dondolano come zombie.
Andrea, in fondo, pensava che la sola presa di coscienza, che la decisione stessa di entrare fosse il punto di arrivo. Un punto chiaro e fermo che andava solo nutrito e arricchito di verità tangibili, spiegabili, razionali. Ma il suo cammino in realtà non è nemmeno iniziato e non lo sarà finché non riuscirà a mettere da parte l’orgoglio e ricominciare da capo. Andrea e Fausto (Filippo Timi) sono due facce della stessa medaglia, la fede spiegata, giustificata, il dogma e la fede come innamoramento, inspiegabile, il semplice perdersi nella fede e credere. Ancora di più sono due esempi del coraggio di vedere se stessi, capire per cosa siamo nati, qual è il nostro posto nello scacchiere e risolvere il dubbio eterno di poter davvero essere quello che ci si aspetta di essere. Le tematiche e gli spunti che la pellicola offre sono davvero molteplici, come il bellissimo monologo finale del prete superiore che parla a Fausto.
"L’umanità non vuole essere libera, vuole un Dio forte, padrone e chiaramente superiore che governa tutto e tutti, la vera sensazione di libertà spaventa l’uomo, che infatti la sfugge."
Dopo Private, secondo me Saverio Costanzo fa ancora centro con una storia, liberamente tratta dal libro Il gesuita perfetto di Furio Monicelli, inusuale ma, nonostante la tematica, gestita senza eccessiva pesantezza e senza nessuna punta di faziosità o giudizio si alcuna posizione, mostra e non giudica. Sicuramente un film molto curato, regia e fotografia impeccabili, sceneggiatura complessa e prove recitative piuttosto buone. Strana ma azzeccata la scelta di alcuni attori stranieri proprio tra i principali, Andrea (Christo Jivkov) e il prete superiore (André Hennicke) che parlano italiano con un forte accento e questo, soprattutto per il protagonista, aiuta a dargli un’aria incurante, quasi insensibile. Un distacco che, persino nella confessione del suo limite a Dio, nella cappella, suona finto e, per assurdo, nello sforzo di trasmettere la mancanza di emozioni, ci calza a pennello.
DVD
Accattatevelo al prezzo più basso possibile ma comunque audio-video (le foto sono prese dal dvd ma ridotte di parecchio) buono, sul versante extra, oltre al solito trailer, c’è un interessante backstage (40min), un collage di dietro le quinte di alcune scene più alcuni commenti del regista e degli attori, tutti davvero interessanti, su come il film è nato e si è sviluppato e come gli attori si sono approcciati ai proprio personaggi. Consigliato.
Nessun commento:
Posta un commento