martedì 30 novembre 2010

Le onde del destino

Le onde del destino
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Qui come in Dogville VonTrier ci mostra una piccola cittadina, chiusa, isolata, i cui abitanti si autoghettizzano dal resto del mondo corrotto, poiché convinti che il loro stile di vita sia superiore. Sono piccoli centri che accolgono i forestieri non con la volontà di crescere e venire a contatto con una diversità costruttiva, ma con il solo intento di inglobare completamente l’elemento esterno e plasmarlo al proprio stile di vita. La cittadina, la piattaforma, la stanzetta in cui viene portato Jan, la costrizione fisica della malattia, la costrizione etico-morale dei costumi del paese (nemmeno il suono delle campane!), tutto sembra sempre essere claustrofobicamente stretto, senza via d'uscita. Bess romperà ogni legame, ogni costrizione, libererà se stessa e Jan. Saranno così profetiche le parole di Jan che, durante una cena all'inizio del film, dice a Dodo che in realtà Bess è più forte di entrambi loro.



Per gran parte del film Bess ci è presentato come un esserino puro, innocente, ma questa genuinità è vista da tutti gli altri personaggi come un segno di debolezza. Tutti (la madre, il dottore, Dodo) la ritengono una povera vittima della sua stessa bontà e vogliono proteggerla da se stessa, ma in realtà non hanno compreso la sua vera forza. Bess non sarà mai vittima del perbenismo del paese o dell’egoismo, il suo animo resta intatto durante l’intero percorso che compie, anche nei momenti più bassi perché ogni gesto è dettato dalla fede e dall’amore. Il suo amore così incondizionato la rende davvero la più forte, la più vicina a Dio. Non vicina ai dogmi, alle regole dettate dagli uomini, ma vicino all’ideale supremo dell’amore incondizionato, l’estremo sacrificio di se stessi per qualcun altro, l’andare contro la legge degli uomini per seguire quella del cuore. Bess non trovando rifugio nella propria stessa casa, intraprende la salita verso la chiesa in una vera e propria via crucis con tutte le tappe, gli insulti e i sassi tirati dai bambini. Il suo calvario è tornare in quella barca, con il conforto che Dio non l'ha abbandonata in questo momento, e si sacrifica per Jan consapevole del suo gesto come Cristo scelse di salvare l’umanità con il suo sacrificio, non compreso dagi stessi uomini per cui stava dando la vita. Come Gesù, dopo la morte, non resta a lungo nel sepolcro anche per Bess c’è una sorta di resurrezion. Emblematica la scena della chiesa in cui domanda a Dio se andrà all’inferno e Dio le chiede se la sua preoccupazione sia salvare Jan o se stessa…

Un film prettamente femminile e molto antigoniano nelle tematiche, di grande interesse non solo Bess, ma anche la figura di Dodo e della madre. Riguardo a Dodo c’è una scena che è stata tagliata dal montaggio finale, quando Bess va a bussare disperata a casa della madre e lei, pur essendo all’interno, non le apre… nella prima stesura c’era anche Dodo che si alzava per aprire ma veniva fermata, con un solo gesto della madre. Nel film la presenza di Dodo è stata tagliata perché, a detta di Von Trier, la faceva risultare troppo cattiva, ma secondo me la scelta è stata giusta soprattutto perché è un gesto che non le sarebbe appartenuto. Dodo mantiene sempre una grande deferenza verso la madre e verso le regole del paese, ma non appartiene davvero a quel mondo, all’ospedale dice a Bess che una donna deve sempre e comunque pensare con la sua testa, questo avrebbe cozzato clamorosamente con la totale sottomissione alla decisione della madre, senza contare il chiarissimo affetto che la lega a Bess, sarebbe stata una scena del tutto inspiegabile.

Piccola grande nota per la bellissima colonna sonora, pieno stile ’70, unica vera coordinata temporale alla realtà narrata, necessaria a rendere ancora più forte il distacco, la distanza che il piccolo centro mette tra se stessa e il mondo.




DVD - Edizione Speciale (2 DVD)

Produttore: Lucky Red
Distributore: Medusa Video

Disco 1: Film e la possibilità di vedere alcuni capitoli con il commento di Von Trier, Refn e A.D. Montle, alcune delucidazioni interessanti su decisioni, tagli e sul dietro le quinte, alcune volte casca un po’ troppo nel cazzeggio.
NB: il mio lettore a volte ha difficoltà a leggere questo primo disco (nessuna con il disco degli extra), mentre inserendolo nel pc non riscontro nessun problema.
Audio: 2.0 Stereo Dolby Digital: Italiano; 5.1 Dolby Digital: Inglese (da gustare in originale per l'accento scozzese)
Video: 2,35:1 Anamorfico. Contando che, per scelte registiche, la fotografia è sporca e granulosa, girato con la camera quasi sempre a mano, a volte è persino fuori fuoco, non si può (e non si deve) pretendere una definizione maggiore.
Sottotitoli: Italiano Francese Tedesco Danese Finlandese Norvegese Svedese Portoghese Greco Rumeno Ebraico Cecoslovacco

Disco 2 – Extra:
- In memoria di Katherine Calridge (’67-’02), una scena tagliata dal montaggio finale, in ricordo dell’attrice. :cry:
- Promo che Von Trier presentò a Cannes ’96, non vi anticipo niente ma dategli assolutamente un occhio perché è divertente.
- Due scene tagliate e due estese rispetto alla versione definitiva del film, con il commento (opzionale) di Lars Von Tries e Anders Refn intervistati da A.D. Montle, direttore della fotografia di Dogville; i quali spiegano che le scene tagliate o eliminate erano troppo palesemente esplicative o davano un impronta troppo netta e defintiva ai personaggi.
- Intervista con Adrian Rowlins.
- Il primo provino di Emily Watson; anche questo con la possibilità del commento.
- Vari trailer dei film di Von Trier.
- Transformer, estratti dal documentario di Stig Bjorkman su Von Trier, (17 min) che riguardano alcuni spezzoni del dietro le quinte di Breaking the waves ed interviste ai suoi collaboratori. Davvero interessante per farsi un’idea sul Von Trier regista e uomo, il suo modo di fare cinema, le sue manie e paranoie (molte) personali e il modo in cui siano strettamente collegate alla sua visione cinematografica.

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