sabato 13 novembre 2010

Riflessi in un occhio d'oro













Riflessi in un occhio d'oro 
di  John Huston



La scena si svolge in un campo militare con un intreccio di personaggi molto particolare: un maggiore ( Brando in un ruolo glaciale, davvero strepitoso ) adocchia un bel soldato semplice piuttosto eccentrico; sua moglie ( la Taylor ci regala un ruolo pieno di sfaccettature, a tratti capricciosa e insolente, a tratti di una superficialità e crudelatà che inquieta ) se la fa con un suo collega ( Keith ) la cui consorte ha problemi psicologici.

Assolutamente rapita da questo film, storie di crudeltà, ripicche, bugie, incomprensioni e falsità, ricchissimo di tematiche sulla vita di coppia, sulla sessualità, l'incapacità di esprimere se stessi...
La regia di Huston è incredibilmente criptica nella presentazione dei personaggi e per questo ti affascina e ti incolla allo schermo dal primo all'ultimo fotogramma. Non spiega, nè giustifica, nè condanna mai nessuno dei personaggi... ti mostra le loro azioni, anche le più insificanti, i gesti... ( la scena in cui Brando spoglia e mette a letto la moglie ( Taylor ) è incredibilmente fredda... i movimenti sono meccanici, asettici, privi di un qualsiasi affetto o sensualità ) e così facendo Huston ci offre i pezzi del puzzle tutti scombinati, ma non ci mostra l'immagine sulla scatola, lasciandoci la libertà di crearne una nostra.
Tecnicamente la scelta di lasciare la palla in mano allo spettatore si ritrova, a mio parere, nell'adozione di un taglio delle inquadrature spesso vouyeristico. Scopriamo infatti la coppia guardandola dal punto di vista esterno di Williamson, ( sia per il fatto che è esterno alla coppia, sia perchè lui è spesso fisicamente all'esterno della casa ) e insieme a lui ci insinuiamo all'interno di questo strano microcosmo...e impariamo a conoscerne i componenti.


Grande spazio trova la forza fisica sia degli uomini ( la prestanza di WIlliams, l'incontro di boxe, la cura del corpo e l'attrazione per i fisici scultorei di Brando ) che dei cavalli ( "Firebird non è un cavallo, è uno stallone" sottolinea la Taylor... ritorna così lo scontro uomo/cavallo già visto ne Gli Spostati ) che è continuamente proposta nel film da contrasto con l'assenza della forza "spirituale" dei personaggi che rimangono impantanati nelle falsità e nelle bugie di ruoli imposti da un codice non scritto, in parte quello militare in parte quello della società.

"E' moralmente più onorevole che un piolo quadrato continui a raschiarsi per entrare in un foro rotondo piuttosto che cercare quel foro quadrato in cui si adatterebbe..."
 
E qui sarà Alice, che fisicamente è la più indifesa, la più forte di tutti a uscire da questa situazione o forse solo la più disperata...

Visto grazie alla serata Huston registrata tempo fa su "Fuori Orario" (grazie Ghezzi), non c'è il dvd mi sa... :( Comunque consigliatissimo..

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