giovedì 11 novembre 2010

Les Enfants du paradis – Gli Amanti Perduti

Les Enfants du paradis – Gli Amanti Perduti
«Le boulevard du crime» 1840, Parigi. Baptiste Debureau (Barrault), un mimo romantico e sognatore, si trova per caso a calcare il palcoscenico del teatro dei Funambules e diventa subito l’idolo dei ragazzi del loggione (Les enfants du paradis appunto). Nonostante l’amore incondizionato di Nathalie ( Casares ), Baptiste non ha occhi che per la bella e indomabile Garance ( Arletty ), che per seguirlo lascia il violento Lacenaire (Herrand). Garance è però uno spirito libero e, come non si è mai piegata al carattere sanguigno di Lacenaire, non si piega nemmeno alle pretese amorevoli ma pur sempre esclusive di Baptiste, che non accetta di essere amato in misura minore ( o semplicemente diversa ) dalla sua e Garance finirà così fra le braccia di Lemaître (Brasseur), anch’egli attore al teatro, ma con il grande sogno del teatro tragico, scatenando la gelosia di Baptiste. La rivalità tra i due attori non durerà a lungo perché, per colpa del Lacenaire, Garance sarà costretta a chiedere la protezione del conte Montray, pazzamente invaghito di lei, e lasciare Parigi per diversi anni...
«L'homme blanc» Al suo ritorno a Parigi, Baptiste e Lemaitre sono i due più acclamati attori del boulevard du crime, e Garance, che non ha mai dimenticato il mimo, va ogni sera a vedere il suo spettacolo, scatenando sia la gelosia di Lemaitre, che per ironia interpreta l’Otello, sia del conte che, pur avendo accettato il carattere forte ed indipendente della donna, non riesce a sopportare l'idea che lei possa amare un altro. Baptiste, destabilizzato dalla notizia del ritorno di Garance, sospende lo spettacolo e si rifugia in solitudine, finché una sera, complice proprio l'Otello di Lemaitre, incontra finalmente l’amata mai dimenticata coronando un sogno rimasto sopito per anni, ma mai spento. Il destino di ogni sogno però è quello di spegnersi all’alba, che condanna i due amanti a tornare alla triste realtà…

Commento:
Negli extra si fa largo uso del termine realismo poetico, ovvero il raccontare temi popolari ( amore, gelosia ) e la vita di personaggi "umili" ( lavoratori, gente del popolo ) in un chiave poetica e tragica, in cui le vicende sono guidate da un fato, spesso avverso…Il film vuole essere sopra ogni cosa un grande affresco sui sentimenti e le emozioni dei suoi protagonisti, è visivamente magnifico ed imponente ma la tecnica, priva di manierismi, è totalmente al servizio della storia con ampie carrellate sul boulevard ed intensi primi piani degli attori, poichè è attraverso i loro gesti, i loro sguardi che lo spettatore sente la storia, la fa sua. E' ben lontano dall'essere un film mieloso o alla ricerca della lacrima facile perchè, che che ne dica Garance, l'amore è tutt'altro che facile e la vita ci pone continuamente davanti a bivi e decisioni da prendere. Nel caso la dura realtà non bastasse, c'è una bellissima sceneggiatura ( scritta da Prevert, mica pizza e fichi -_- ) ricca di richiami poetici, ma anche molto onesta e schietta.

L’ambientazione ottocentesca, ricreata perfettamente, era necessaria a sviare l’attenzione della censura nazista così da poter strizzare ( più di ) un occhio all’attualità della Francia occupata, sotto questo aspetto è emblematica la figura della bella e indomabile Garance che non si piega né alle ingiustizie né al volere degli uomini, nemmeno a quelli che la amano sinceramente. Ed è dalle sue labbra che sentiamo la bellissima frase, “perché io adoro la libertà…”
L'intero cast è perfetto e sublime, spendo due parole in più per Barrault, semplicemente perfetto nel ruolo del mimo, e per la Casares che da il volto alla bella Nathalie e che, a mio parere, più di una volta ruba la scena all'affascinante Garance regalandoci certi sguardi con un misto di tristezza e speranza da spaccare il cuore. Nathalie è sicuramente un personaggio molto complesso, una donna che, pur avendo trovato il vero amore ha la consapevolezza di non poterlo davvero avere, e va avanti grazie alla disperazione della speranza. Una persona che si rassegna a qualcosa che non può cambiare è in grado di voltare pagina ed essere felice, contrariamente chi CREDE, chi si nutre di speranze sarà per sempre legato al proprio dolore.

«Il mondo è un palcoscenico in cui uomini e donne sono gli attori. Essi vi fanno i loro ingressi e le loro uscite
Tutto il film è un omaggio al teatro, la stessa suddivisione in ( solo due ) atti, l'inserimento di lunghe scene in palcoscenico e in diversi passi della sceneggiatura, sopratttto in alcuni monologhi. Negli extra il Merenghetti ci fa notare come nel film i due attori rivali sono metafora dello scontro di due concezioni del teatro, il sanguigno melodramma e l’etereo mimo. Due modi opposti di recitare, di rappresentare le vicende umane sul palcoscenico ma anche di viverle. Due modi di essere ed amare. Da una parte il sentimento palesato, urlato e dall'altra quello timido, racchiuso in un sorriso, uno sguardo sfuggente o una lacrima silenziosa. La leggerezza della pantomima che sa far sorridere ma anche commuovere come il dramma è in grado di fare ridere, due registri che nel film stesso si mescolano continuamente fino a fondersi in un abbraccio in cui è difficile distinguere dove finisca uno e inizi l’altro.

DVD - Scheda tecnica

Ho il dvd ( 2 dischi ) contenuto nel Cofanetto Bim, insieme ad Aurora e L’Atalante. Il cofanetto contiene i tre film in digipack, un po’ scarno l'artwork interno, bello quello di copertina.
Il primo disco contiene la versione originale in francese, sottotitolata in italiano.
Video: buon restauro sicuramente che arriva a dei picchi sorprendenti di nitidezza in alcune scende degli esterni, le riprese nel boulevard du crime soprattutto.
Audio: buono, in originale con sottotitoli ita fissi,
Secondo disco - Extra: Ottimi!
- Un breve (4’25’’) introduzione al film di Paolo Merenghetti, con la presentazione della storia, dei personaggi e dei temi principali;
- Commento al film di Cristina Bragaglia che si suddivide in due aree tematiche principali: Carnè e il cinema francese dell’occupazione ( 6’29’’) in cui ci spiega gli espedienti usati dai registi dell’epoca ( Carnè si trovò a girare il film tra lo sbarco in Normandia e la liberazione ) per trattare temi di attualità, aggirando la censura nazista; Les Enfants du paradis ( 19’) in cui ci racconta proprio la nascita del progetto, dove Carnè e Prevert trassero l’ispirazione per la sceneggiatura, e alcune vicissitudini ( problemi, aneddoti, defezioni, interruzioni ) capitate durante le riprese,
- Valerio de Paolis ci presenta brevemente (3’33) il film e i motivi che lo hanno spinto a presentarci la versione integrale ( 3 ore contro la misera ora e quaranta della versione mutilata italiana ), divisa in due parti per volere della produzione ma che Carnè riuscì a far proiettare di seguito alla prima, a Parigi.
- Trailer ( 4’24)
- La versione italiana, doppiata

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