I racconti di Terramare
di Goro Miyazaki
Trama
Il re di un regno immaginario è preoccupato per le disgrazie (epidemie, carestie) che affligono il suo popolo, ma ancora di più della minaccia superiore che potrebbe incombere sul destino di tutti, essendo stati avvistati due draghi lottare nei cieli. Da lungo tempo ormai la terra e il mare sono gli elementi degli uomini, e il fuoco e l'aria sono il regno dei draghi e lo sconfinamento di territorio è presagio di un grande cambiamento. Dopo un gesto inconsulto il figlio del re, il principe Arren, vaga per i deserti finchè non viene salvato dal mago Sparviere. Insieme a lui raggiungerà una città e conoscerà diverse persone che cambieranno il corso della sua esistenza.
Commento:
In realtà trovandomi a riassumere il film sono incappata in alcune difficoltà per le tante tematiche che vengono affrontate, per i tanti avvenimenti concatenati che si succedono, così ho fatto un pò di copia-incolla per redere un'idea generale di quello che il film ci presenta, idea che è però parecchio riduttiva.
Il confronto aperto con una figura paterna così ingombrante Miyazaki jr non ha voluto nasconderlo, credo volutamente, fin dalle prime scene. Mi pare di ritrovare parecchi elementi edipici-freudiani disseminati (la spada paterna è parecchio fallica nell'impugnatura simbolo della mascolinità che non riesce ad estrarre, se non dopo un iter, forse un pò semplicistico, di maturazione psicofisica attraverso il sacrificio e il lavoro) in una pellicola in cui preponderanti sono le figure maschili, poche (e tutte buone e rassicuranti) quelle femminili. Tutti, in un modo o nell'altro, aiuterano Arren a compiere il suo viaggio di maturazione come essere umano, un iter che diventa un inno alla difesa e al rispetto della vita, un inno alla nostra umanità e alla sua accettazione in toto, con tutti i limiti che essa comporta.
Ho trovato poi anche alcuni leggeri richiami a Star Wars, la figura ambigua di Aracne un pò Darth Vader, mago/jedi che cede al "lato oscuro" per il desiderio di vita eterna, il nostro giovane (padawan) protagonista guidato dal mago buono eremita (Kenobi)... mah forse questa lettura citazionista è un pò forzata.
Come esordio non male per niente, le tematiche non sono del tutto originali e la tecnica sul finale non mi ha convinto molto e, a tratti, nemmeno lo stile mi è piaciuto come gli altri Ghibli (per quanto riguarda in modo particolare le espressioni facciali e alcuni dettagli fisici dei personaggi, li ho trovati freddi... non saprei come altro dirlo; le panoramiche non hanno disatteso le mie alte aspettative ) ma la vicenda ci è presentata attraverso personaggi decisamente affascinanti, Goro ha imparato la lezione del padre non facendola ancora del tutto sua... siamo in attesa di una seconda opera per la grande conferma.
E fu così che non lo chiamarono ancora Godo, diciamo più Godicchio 7 che però potrebbe alzarsi un pò in una seconda visione, non so ancora.
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