mercoledì 1 dicembre 2010

M - Il mostro di Dusseldorf

M - Il mostro di Dusseldorf ( 1931 )
di Fritz Lang
"Scappa scappa monellaccio, se no viene l'uomo nero, col suo lungo coltellaccio, per tagliare a pezzettini… proprio te!": questa macabra ed inconsapevole filastrocca apre la scena in un cortile della città di Dusseldorf, dove, nonostante imperversi la paura per lo spietato violentatore/assassino di bambine, Elsie e alcuni amichetti giocano inconsapevoli. Vengono setacciati dormitori pubblici, stazioni ferroviarie, quartieri malfamati, si indaga su coloro che sono stati dimessi dai manicomi, ma senza alcun risultato per la polizia che, sotto la guida di Karl Lohmann, non riesce a risolvere il caso e catturare l'omicida, malgrado anche l'ingente taglia fissata... Elsie Beckmann, tornando da scuola incontra un uomo che le compra un palloncino, avventatamente lei lo segue... Il giorno dopo i giornali riferiscono che è stato compiuto l'ennesimo omicidio.
La polizia, sempre più sotto pressione, s'impegna a fondo nella ricerca, specialmente negli ambienti malavitosi e poco raccomandabili, creando forti problemi alle associazioni criminali della città, che decidono, anche per il benessere dei loro traffici, di trovare il mostro per conto loro, svolgono delle indagini parallele e indipendenti, utilizzando ladri e mendicanti per controllare le strade della città.

SPOILER.....
Polizia e criminali giungono quasi contemporaneamente a scoprire l'identità del criminale, ma questi ultimi lo scovano prima grazie al vecchio venditore di palloncini non vedente, il quale riconoscerà il motivetto (tratto da Peer Gynt di Edvard Grieg) fischiettato dal "mostro", non a caso il primo film di Lang ad avvalersi del sonoro utilizza proprio questo espediente uditivo come risoluzione della storia. Per seguirlo gli segnano la giacca con una M di gesso.
I criminali riescono a catturare il mostro e lo conducono al cospetto di un tribunale fatto di ladri, assassini e prostitute. Davanti a questa insolita giuria il mostro ci rivela la sua pazzia, la forza malvagia, quelle voci insistenti che lo spingono a tali crimini. Da segnalare qui la grande interpretazione e espressività di Peter Lorre. Il "processo" sta ormai per chiudersi con un verdetto di colpevolezza e una condanna a morte da eseguirsi subito, quando viene interrotto dall'arrivo della polizia che arresta anche i capi del crimine locale e consegna il mostro "di Düsseldorf" alla giustizia ordinaria.Le tematiche che più mi hanno colpito del film sono sicuramente il contrasto tra giustizia legale e giustizia privata ( che spesso coincide più con la vendetta che con la giustizia! ), che Lang sottolinea con i tentativi di linciaggio dei presunti mostri nel corso del film e poi l'istituzione di un "tribunale popolare" che si arroga il diritto di giudicare e ( quasi ) giustiziare un altro cittadino...
 
E i dubbi legati alla giustizia o meno della pena di morte in generale e anche nel caso particolare, ( qui Lang è assai precursore dei tempi ), per chi non è pienamente padrone delle sue azioni.
Poi c'è il continuo passaggio di ruolo carnefice/vittima... il mostro carnefice per tutto il film, infine è sia vittima della città, che invece riscatta il suo ruolo di vittima, trovando e ( quasi ) giustiziando il suo carnefice, che di se stesso.. delle voci che lo costringono ad uccidere, che non lo lasciano mai in pace...

Curiosità:
> Il film, in realtà, è girato a Berlino, esaltata da una grandissima fotografia.
> La moglie Thea Von Harbou è l'autrice del soggetto, "M", e ha aiutato Lang nella stesura della sceneggiatura.
> Il vero mostro, detto anche il vampiro di Dusseldorf era Peter Kurten
> Tutti i suoni che sentiamo sono "in campo", enfatizzati dal silenzio, costituiti da elementi come le voci indistinte della folla e soprattutto il motivetto dal Peer Gynt fischiettato da Becker.

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