sabato 18 dicembre 2010

Into the wild

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di Sean Penn


Trama:
Ispirato ad una storia vera il film parla di Christopher McCandless, alias ALexander Supertramp, un giovane benestante che rinuncia a tutte le sue cose materiali ( soldi per il college e macchina ) per trovare la vera libertà, immergendosi completamente nella natura selvaggia, nella vera wildernes, fuggendo da una società iperconsumistica che non si accontenta di avere solo ciò che le serve. Senza dare notizie di sè alla famiglia intraprende un viaggio che in due anni lo porterà a visitare moltissimi posti in tutta l'America fino ad arrivare al suo sogno, la sua sfida... L'alaska.


 

Commento breve:

Tornata dal cinema sono ancora in balia dell'emozione quindi alcune cose che scriverò poi, a freddo, potrebbero cambiare, magari più facilmente dopo una seconda visione... un film che sicuramente consiglio, grande storia ( a tratti troppo ruffiana, è vero ma credo che un pò sia il fatto di raccontare una storia vera che "castri" alcune scelte, che le incanali obbligatoriamente verso rappresentazioni positive a tutti i costi o comunque mai di bocciatura completa, per far onore alla memoria e ne risente l'incisività del messaggio del film, che risulta così un pò in bilico... non so se si capisce che intendo... :unsure: ), grande regia e interpretazione, colonna sonora assolutamente perfetta ( ho trovato molti richiami alla tradizione folk americana anche se in chiave più rock ), complementare alla narrazione e che, anzi, avrebbe dovuto avere più spazio sacrificando la narrazione della sorella che non ho apprezzato molto, talmente poetica e ricercata da apparire finta, posticcia... <_<
Non sono nè brava nè coerente a dare i voti, darei un 7/8 che è un voto che uso spesso quando il film mi prende ma ancora non sono sicura di averlo inquadrato...

** commento spoileroso, leggere solo post visione se amate le sorprese ed è pure parecchio incasinato **

Promuovo tutto il racconto on the road con la carrellata di personaggi ottimamente caratterizzati, ben frammentato all'interno del "vero racconto" in Alalska; mentre boccio tutta la parte sulla critica alla famiglia, quasi fosse una giustificazione ( come se una giustificazione servisse!! ), che è resa vana con il parallelo con la famiglia hippie nella stessa situazione,( che però ho apprezzato e anzi gli avrei dato maggiore risalto ), quindi si poteva tagliuzzare ben bene tanti flash back del pre viaggio! ;) E anche il finale con il riavvicinamento dei genitori e la loro "riabilitazione morale" l'ho trovato inutile, tanto vale togliere tutta sta parte per me e focalizzare la storia sul viaggio.

Non lo posso negare, pure io leggendo Thoreau e London mi sognavo la wilderness, la libertà di vivere seguendo il carpe diem e non avere niente da perdere, desiderio che ha sempre cozzato contro il mio lato assolutamente razionale che vede in questi desideri pura utopia perchè la libertà è libertà mentale e non avere niente da perdere è solo la triste realtà che forse non hai niente, punto. Lungi da me quindi ( assoluta parassita pigra metropolitana -_- ) affrontare una sfida del genere, ma non perchè non abbia senso in sè... anzi io, in parte, la frase finale non la condivido perchè non so se c'è qualcosa che è assolutamente vero, assolutamente giusto; certo in parte la condivido perchè estremizzare, in un senso o nell'altro, non ha senso e non è giusto. In pratica avrei preferito che il messaggio si fondesse un pò di più... ma forse non so nemmeno io che cacchio volevo.... 

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