mercoledì 1 dicembre 2010

La tempesta di ghiaccio

Tempesta di ghiaccio di Ang Lee

image


Siamo nel novembre del 1973 e a New Canaan, Connecticut… sono gli anni in cui la rivoluzione sessuale ha raggiunto anche la provincia e gli ultimi valori residui sono venuti a crollare, ma anche dei Fantastici Quattro e dello scandalo Watergate. E’ tratta dall’omonimo romanzo di Rick Moody, la storia di due famiglie come tante della ricca borghesia, gli Hood e i Carver, vicine di casa, amiche da lungo tempo, immerse in una dimensione fatta di noia e monotonia spezzata soltanto dalle scarse notizie provenienti dall'esterno ma che, dietro la solita facciata perfetta, nascondono tensioni, frustrazioni, conflitti generazionali… Gli adulti si caratterizzano per le loro relazioni vuote e prive di dialoghi per tutto il film, rapporti squallidi, occasionali o nati per ripicca…

image
Ma è sui ragazzi che Lee punta maggiormente l'attenzione, e su un parallelismo tra ingenuità e malizia che è sicuramente la parte più interessante e costruttiva del film. Da una parte ci sono il disinibito amico di Paul Hood, Francis, che si destreggia non troppo abilmente tra alcool e pasticche e soprattutto la giovane Wendy, annoiata e ammiccante sorella adolescente, alla ricerca dell’attenzione maschile. Dall’altra, sicuramente i personaggi più positivi, Paul, Mikey Carver e suo fratello minore Sandy i veri giovani nei quali ci si identifica, problematici ed insicuri, adolescenti intimoriti che, nonostante la spinta alla crescita a volte amano ancora rifugiarsi in abitudini da bambini…
image
Ang Lee ci mostra degli adulti praticamente spacciati, umanamente parlando e dei ragazzi che, nel tentativo di ribellarsi, compiono le stesse azioni dei genitori ( Wendy ) oppure sfuggono da quello che non vogliono affrontare. Poi arriva la tempesta di ghiaccio che provoca quella che dovrebbe essere la catarsi e invece è di nuovo solo tragedia. Il ghiaccio paralizza tutto, provoca un blackout generale, il tempo si ferma e tutte le questioni, le decisioni sembrano fermarsi ma è solo un’illusione pensare di sfuggire alle responsabilità, alle conseguenze delle nostre azioni… La morte di uno dei ragazzi sembra fa rinsavire tutti in una forzata presa di coscienza collettiva, ma il finale è sospeso, quanto c’è di vero in questo e quanto è solo ipocrisia per ora sopraffatta dal dolore della realtà che ti colpisce in faccia?

CURIOSITA’:
- Ha vinto il premio alla sceneggiatura al 50° Festival di Cannes nel 1997.

Nessun commento:

Posta un commento