mercoledì 1 dicembre 2010

Le conseguenze dell'amore

Le conseguenze dell'amore
di Paolo Sorrentino
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Ogni uomo ha il suo segreto inconfessabile. Ma Titta Di Girolamo, un cinquantenne del sud che, da otto anni, vive in una anonima camera d'albergo di un'ancora più anonima cittadina della Svizzera italiana, ne ha più di uno. Questi otto anni sono trascorsi nella più completa e asettica routine. Anni di silenzio e di sigarette, anni appollaiato tra la hall e il bar dell' hotel, indossando abiti elegantissimi senza concedersi, però, alcuna mondanità. Apparentemente Titta osserva, scruta impassibile la vita che gli scorre davanti, le persone che lo circondano, ma non trapela nessun sentimento, nessuna emozione. Apparentemente Titta, un uomo solo, senza nessuno, vive nell'eterna attesa che accada qualcosa di rocambolesco. Ma cosa?


SPOILER....
Da qui si dipana una storia di favori e ricatti, paure e amicizia, amore e sacrificio... Ma quello che più importa è la molla che scatta in Titta, la routine che si spezza per un suo gesto apparentemente innocuo, il sedersi al bancone del bar... l'avvicinarsi alla cameriera che da anni vede ogni giorno e che per anni ha ignorato, fino a quel giorno... Titta espone se stesso al rischio, più volte... prima affronta se stesso poi anche la mafia rifiutandosi di consegnare quella valigetta, il simbolo dei suoi anni di prigionia. Ma la prigionia più forte è soprattutto quella mentale ed emotiva, la costrizione che si è autoimposto in quegli anni sempre uguali... senza emozioni. Il momento di vivere è arrivato, anche se significa morire.
 
 
Grande Sorrentino e grandissimo Servillo ( su di lui poggia ovviamente il 70% della riuscita dell'opera! ) che gestisce benissimo una sceneggiatura e u personaggio tutt'altro che facili, che comunque mi soddisfa in pieno senza essere troppo invadente, a questo aggiungete una fotografia perfetta, poetica e siloenziosa, e un gran finale. L'unica nota stonata per me, è la nipotina Magnani... un volto particolare ed espressivo ma ho trovato la sua recitazione parecchio insipida, medesimo problema per i coniugi dell'albergo.

Servillo si ritrova, dopo L'uomo in più, ancora con Sorrentino e uno dei suoi personaggi. Ma se il suo Tony era una macchia di colore su una tavolozza già abbondantemente imbrattata, una nota alta in un coro di voci... il suo Titta è una gradazione di grigio, un sussurro nel silenzio... ma comunque un uomo che getta la maschera, che abbandona la paura, come Tony, e affronta la vita.

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