di Michel Gondry, con Gael Garcia Bernal e Charlotte Gainsbourg
Noi siamo della materia di cui sono fatti i sogni, e le nostre piccole vite sono circondate da un grande sonno.
William Shakespeare "La Tempesta"
Trama:
Stéphane, un giovane con velleità creative, torna a Parigi dal Messico dopo la morte del padre. Ad attenderlo la madre con la promessa di un impiego da illustratore in una piccola impresa di calendari promozionali che si rivela però essere un mero lavoro di impaginazione. Presto conosce Stéphanie, una vicina di casa, che cuce per hobby giocattoli di pezza. A poco a poco si invaghisce della fanciulla e la corteggia in un intreccio di bizzare situazioni a metà tra il sogno e la veglia. Stephane riesce ad animare le creature di Stephanie, donandogli non solo il movimento ma una vera e propria anima, e creano insieme un mondo fantastico, un sogno che prende talmente piede nella vita di Stephane che spesso stenta a riconoscere la differenza. Questo anche perchè Stephane si trovo molto più a suo agio nella sua immaginazione, nei suoi sogni dove è sicuro, forte, intraprendente che non nella realtà dove non dice o fa mai la cosa giusta. Ma la vita vera è diversa, è dura e nello scontro spesso non si esce vincitori.
Commento:
Mi rendo conto che partire dalla fine sembra stupido ma credo che sia proprio nell'ultimo incontro il momento in cui possiamo tirare le fila dell'intera storia, è il momento in cui ricolleghiamo tutte le vicende, tutti i piccoli episodi in cui Gondry ci ha mostrato le fragilità, le paure e l'inettitudine alla vita dei suoi protagonisti. Stephane si apre completamente a Stephanie in una disperata confessione sul suo senso di inadeguatezza, sul suo essere angosciato dal non potersi esprimere nell'amore ( e nella vita ) con la stessa libertà e creatività che gli riesce tanto facile nel sogno. Per tutto il film la dura realtà ( forse anche per un bisogno inconscio dello spettatore stesso di ignorarla ) è totalmente sommersa e fagocitata ( un chiaro esempio ne è la persistente presenza dei compagni di lavoro ) dal sogno e finisce per passare ( anche troppo ) in secondo piano, anzi sparisce. Doppiamente traumatico è così l'impatto con l'unico vero spazio onesto del rapporto tra i due, quello finale... che si ricollega al momento iniziale della lettera scritta in una sorta di trance da Stephane in cui lui le confessa di essere un bugiardo, per giunta attratto dalla sua amica Zoe. Quello era reale, brutale, assolutamente non romantico e fiabesco ma onesto.
La “Casualità Sincronizzata Parallela” (Parallel Synchronized Randomness) è il concetto su cui si basa l'intera architettura del film, una sorta di patto che i due protagonisti stringono creando uno spazio neutrale dove posso sfuggire la vita. Solo nel sogno riescono a rapportarsi, ad essere veramente uniti, perchè solo nel mondo che hanno creato possono essere quello che vorrebbero essere ( sul piano relazionale, emotivo e lavorativo ).
Nella realtà invece sono incapaci di gestire l'amore e la vita ( anche le loro aspirazioni lavorative sono ben altre rispetto a quello che fanno ), non riescono ad affrontare la quotidianità del rapporto ( entrambi sembrano esprimere impulsi in questo senso solo verso gli altri, Stephane nel ballo con la punkettona e Stephanie in quello alla festa ). Ci rendiamo così conto di quanto poco fisica sia stata la loro relazione, è sempre stato tutto un gioco puro, pulito, ludico e assolutamente NON reale! Si rifugiano in un mondo delle idee, un luogo incantato dove tornare bambini e dove le cose importanti sono i sogni.
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